Crisi da covid-19, un commerciante scrive al sindaco Cuffaro

Caro Silvio, Caro Sindaco
Mi presento solo per chi non mi conosce, mi chiamo Giuseppe Pane, e sono titolare di una attività commerciale dell’edilizia, a Raffadali. La mia è un’attività familiare storica, avendo 45 anni di vita. Il mio accorato sfogo ha origine da quello che stiamo vivendo noi commercianti in occasione di questa pandemia e penso di potermi fare portavoce di istanze proprie dell’intera categoria.

Sei stato e sei in questo momento di crisi un Sindaco eccellente, esempio per molti sindaci della zona, che seguendo il Modello Silvio, si sono accodati alle tue iniziative locali. Da fuori ci invidiano ad averti sindaco. Ma corre obbligo farmi portavoce di una categoria, che fino ad adesso è stata messa in secondo piano nelle emergenze nazionali e locali, ed è quella dei commercianti, artigiani, e liberi professionisti.


Nella notte tra l’11 e il 12 marzo lo Stato: Mi obbliga alla chiusura dell’attività commerciale per motivi di emergenza sanitaria nazionale (iniziativa che condivido e che avrei attuato prima e in maniera più stringente); Mi comunica, altresì, che per l’occasione si farà carico di sospendere tutti i pagamenti a lui ascrivibili. Mi dà la facoltà di sospendere i mutui ipotecari e aziendali. Scusandosi per il danno arrecatomi, mi conforta dicendo “Nessuno rimarrà solo, nessuno rimarrà indietro”.

Ma la verità è un’altra!!!! 1) FISCO: non è vero che tutto ha sospeso.
2) Sospensione mutui ipotecari e aziendali: non tutte le banche sono prontamente allineate nell’esecuzione: alcune intervengono rapidamente altre dopo 20 giorni di silenzio rimandano tutto a data da destinarsi, per mancata pianificazione delle procedure di esecuzione, quelle in essere sono astruse e ingarbugliate.
3) La burocrazia in circostanze di emergenza come queste, non snellisce i passaggi procedurali. Nel frattempo, le rate vengono fatte pagare con regolarità.
4) Lo Stato blocca del 100% gli incassi per emergenza nazionale, ma non blocca il 100% dei pagamenti quali: Fornitori, a tal proposito vorrei ricordare che i fornitori sono da pagare, ma senza incassi non si possono pagare! Affitto, è prevista una deduzione del 60% nella dichiarazione dei redditi, ma la mancata liquidità diventa nuovamente un problema, e nel mentre ti dice di pagare. Inoltre sottoscrivo quello alcuni politici siciliani, hanno denunciato pubblicamente qualche giorno fà che è di uso comune il pagamento di forniture con titoli post-datati. In tutta Italia la quasi totalità dei fornitori adotta forme di pagamento in contanti o con assegni post-datati. Tale procedura è agevolata, seppur sulla carta irregolare, è acconsentita dalle banche, che accettano di buon grado i titoli da “scontare” in cambio di ampie commissioni. E purtroppo gli assegni arrivano alla scadenza, rischiando il protesto, cioè la fine. Anche lì c’era stato un impegno per una moratoria, ma tutto tace. In conseguenza di ciò, e dopo 45 anni di pagamenti regolari, mi trovo a pregare i fornitori di togliere il titolo dall’incasso, non senza una certa vergogna e mortificazione: alcuni di loro, seppur in minoranza infatti, acconsentono alla mia richiesta senza esitazione; altri accampano giustificazioni con fare sprezzante, come se la chiusura dell’attività per pandemia fosse una fake news di mia invenzione.

Utenze. 5) Liquidità e aiuti immediati per tutte le imprese: Il personale degli Istituti Bancari è ridotto al minimo e riceve solo per appuntamento telefonico. Ciò implica ore o giornate al telefono nel vano tentativo di trovare un operatore in banca disponibile a rispondere alle richieste di chiarimenti. Quando, finalmente, ciò accade ed è possibile chiedere notizie su quanto previsto dal governo relativamente alla liquidità immediata, le risposte sono di tal natura: “Ancora non è previsto niente”, “Non si sa niente” oppure “Telefoni tra qualche giorno”; e si ricomincia come in un diabolico gioco dell’oca. I dipendenti: E’ prevista per loro una cassa integrazione in droga, ma stiamo vivendo le cronache di ieri ed oggi di una burocrazia che tutt’altro fa che aiutare i dipendenti che rischiano seriamente il proprio posto di lavoro.

Mi sento avvilito ed arrabbiato! In questo quadro il doveroso “io resto a casa” suona come l’ennesima beffa quando qualcuno aggiunge “comodamente dal divano” beati coloro che lo possono fare!!”, io sogno di ritornare a lavorare. In conclusione, stando così le cose, sento che la mia attività, come quella di molti altri, è a forte rischio chiusura, (si stima che a livello nazionale sarà il 45% a non riaprire le saracinesche) ma se ciò dovesse verificarsi dopo 45 anni, per evidenti responsabilità a me non ascrivibili, denuncerò Stato, banche, fornitori tutti, pretendendo un eventuale e congruo risarcimento, prontissimo a difendere, in ogni modo, anche fisicamente il mio lavoro, il mio negozio, la mia casa, la mia vita contro chiunque osi attentare a tutto questo!

Ti chiedo Silvio, scusandomi per l’accorato sfogo, essendo tu in prima linea, e l’ultimo anello locale di una burocrazia contorta ed ignara, e ti chiedo di continuare a essere di esempio per come lo sei stato, di farti portavoce con chi di dovere, coinvolgendo altri sindaci, l’ANCI, la Regione, le Istituzioni, seriamente, ad uscire da questo assordante ping pong di promesse di decreti e di aiuti, fino ad adesso nulli. Sottolineando che ogni giorno che passa si produce una caterva di vittime silenziose che muoiono in assoluto anonimato.

E questi sono tutte le partite iva, a maggior ragione in un tessuto locale già abbastanza provato. Spero che tu cogliendo il nostro grido di allarme, riesca a trasmettere che le emergenze in questo momento sono due, quella sanitaria e quella economica, e vorrei poter credere che in Italia non sia meglio morire di corona virus che non di burocrazia. Grazie Silvio di quello che potrai fare, per noi. Giuseppe Pane

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